giovedì 13 marzo 2008

Appunti sullo stile giornalistico

Vi lascio in questo post degli appunti, tratti da un articolo della facoltà di scienze della comunicazione di Roma, che possono esservi d'aiuto quando vi verrà richiesto di sviluppare un testo in stile giornalistico.

Il registro standard

È tipico dello stile giornalistico ed è caratterizzato da parole neutre, né familiari e scherzose, né letterarie. I periodi sono semplici, accurati e non contengono errori. Può essere usato in tutte le situazioni senza sbagliare, da quelle più formali e quelle più informali.

Alcune regole da seguire per scrivere un articolo:

a) Semplicità di esposizione. Come diceva Albert Einstein « le cose devono essere rese più semplici possibile….ma non ancora più semplici ». Attenzione dunque a non banalizzare troppo il testo e a indurre il lettore in fraintendimenti
b) Capacità di sintesi. Lo spazio è prezioso e l’attenzione del lettore è limitata. Una volta scritta la frase è importante fare una verifica, rileggerla e chiedersi se non sia possibile accorcialra togliendo orpelli linguistici, avverbi, aggettivi superflui, inutili descrizioni.
c) Oggettività ; Le opinioni separate dai fatti, è una regola d’oro del giornalismo anglosassone.
d) Uso diretto di testimonianze. Descrivere un fatto in modo oggettivo e distaccato significa anche dare la parola ai protagonisti, aprendo e chiudendo virgolette.
e) Scansione dell’articolo. Per facilitare la lettura l’articolo deve essere ben scandito spazialmente. Il testo deve essere ben spezzato non solo dalla punteggiatura, ma anche da frequenti andate a capo.

Gli elementi dell’esposizione della notizia

-Lead o attacco o apertura in cui si anticipano una sintesi o un particolare del fatto
-Focus che racchiude il significato della notizia, è il contenuto su cui impostare l’intrattenimento
-Struttura il cui si succedono le informazioni che può essere cronologica o logica; e in questo secondo caso procedere per azione e reazione o per causa ed effetto
-Titolo che può essere costruito su due modelli: enunciativo (freddo) che espone il fatto e paradigmatico (caldo) che commenta il fatto. Il titolo vero e proprio di una o più righe indica in modo sintetico l’argomento dell’articolo. L’occhiello o sopratitolo introduce la notizia, riassumendo quanto si è detto nell’articolo. Il sommario fornisce su più righe ulteriori indicazioni riguardo all’avvenimento

La redazione di un articolo s’apprende solo con l’esercizio. Per facilitare il vostro lavoro, possiamo indicarvi le 6 tappe essenziali per costruire un articolo giornalistico che attiri del lettore per la qualità dell’informazione fornita, per la forma espressiva adottata e per la strategia comunicativa utilizzata.

1. Fare la scelta delle informazioni raccolte.
a) individuare gli elementi essenziali, quelli accessori e quelli inutili.
b) reperire fra gli elementi accessori quelli che possono fare al caso vostro (un dettaglio divertente, un elemento scottante, una nota esplicativa, ecc.)

2. Misurare i tempi di redazione e controllare emozioni o entusiasmi.
a) determinare la lunghezza del testo.
b) sapere che il testo breve invita maggiormente alla lettura. Oltre le 4.500 battute (3 fogli di 25 righe con 60 battute a riga), il testo diventa poco appetibile per il lettore.
3. Stabilire una struttura narrativa.
a) dal generale al particolare o l’inverso.
b) dare immediatamente tutta l’informazione, sviluppandola successivamente oppure svelarla progressivamente
c) rispettare la cronologia dei fatti e degli argomenti oppure fare un montaggio personale.

4. Utilizzare le specificità dello stile giornalistico.
a) frasi brevi
b) parole precise e comprensibili/accessibili (adottare i termini in uso e pertinenti con il soggetto da trattare.
c) formulazione della frase scattante, privilegiare la paratassi, come per scrivere annunci pubblicitari.
d) essere molto concreti.
e) fare uso di immagini
f) usare uno stile molto diretto.

5. Sviluppare il tema trattato crendo un percorso disseminato di concetti e parole chiave che costruiscono la trama del testo.
a) un « attacco » che introduce l’argomento o lo riassume e che attira il lettore (cfr. le varie tipologie di introduzione già esaminate).
b) costruire il corpo del testo con paragrafi che scandiscono l’argomento e forniscono dettagli, spiegazioni, paragoni (similitudini e differenze), cause ed effetti, che vengono strutturati in modo strategico da riattivare ogni volta l’attenzione e l’interesse del lettore.
c) un parafrafo conclusivo che riassume o « chiude il cerchio » o che amplia l’argomento.
d) una conclusione vera e propria (cfr. Le varie tipologie di conclusione già esaminate).

6. Saper attirare l’attenzione sul proprio articolo: titolo, occhiello, sommario
a) dare al titolo due precise funzioni: informare e attirare il lettore.
b) due validi contributi: l’occhiello o sopratitolo e il sommario.
c) un’esigenza: dire qualcosa che sia essenziale e pertinente all’articolo.
d) una qualità: la brevità e la precisione.


Il decalogo del giornalista secondo Piero Ottone

1. Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità.
2. Cita le fonti. Se la tua fonte vuole restare anonoma, diffida.
3. Verifica quel che ti dicono. Se non puoi verificare, prendi le distanze.
4. Non diffamare il prossimo, ed evita le frasi del tipo « sembra che quel tale abbia rubato… », « si dice che il tal altro abbia ammazzato… ».
5. Non obbligare il lettore a leggere una colonna di roba prima che cominci a capire che cosa è successo.
6. Non fare lunghe citazioni fra virgolette all’inizio di un « pezzo » senza rivelare subito che sia il loro autore.
7. Non mettere mai fra virgolette, nei titoli, frasi diverse da quelle che sono state pronunciate.
8. Evita le iperboli e le metafore di Pierino, come « bufera » (il partito è nella bufera), « giallo » (il giallo di Ustica), « rissa » (ed è subito rissa fra x e y), « fulmine a ciel sereno », « scoppiato come una bomba ».
9. Prima di scrivere nel titolo che « Londra è nel panico », va’ a Londra e controlla se davvero otto milioni di persone sono usciti di testa.
10. Non dire mai « l’obiettività non esiste ». È l’alibi di chi vuol raccontare palle.

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